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Robotica

ReMotion: la nuova telepresenza robotica dei ricercatori Cornell

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Mose Sakashita e il robot ReMotion - Cornell University

Non è un segreto che i segnali non verbali svolgano un ruolo essenziale nelle nostre interazioni quotidiane, offrendo spesso un senso di coinvolgimento che le parole semplicemente non possono. E se potessimo ricrearlo in impostazioni remote?

Questa domanda è stata la forza trainante di un nuovo progetto della Cornell University, che ha portato alla creazione di un robot, giustamente chiamato ReMotion, che rappresenta un utente remoto in uno spazio fisico, replicando i suoi movimenti in tempo reale e trasmettendo comunicazioni non verbali critiche. .

Colmare il divario nella comunicazione non verbale

Nella nostra era guidata dal digitale, la necessità di promuovere una comunicazione efficace nonostante le distanze fisiche è cresciuta notevolmente. Mose Sakashita, uno studente di dottorato in scienze dell'informazione alla Cornell, che è anche l'autore principale di "ReMotion: supportare la collaborazione remota in spazi aperti con incorporazione robotica automatica”, ha espresso questa preoccupazione:

"I gesti di puntamento, la percezione dello sguardo di un altro, sapere intuitivamente dove si trova l'attenzione di qualcuno - in contesti remoti, perdiamo questi segnali non verbali e impliciti che sono cruciali per svolgere attività di progettazione".

ReMotion offre una soluzione a questa preoccupazione, funzionando come un'incarnazione snella, alta quasi sei piedi, di un utente remoto. Il dispositivo sfoggia un monitor al posto della testa, ruote omnidirezionali al posto dei piedi e un sofisticato software del motore di gioco al posto del cervello. Incorporando un altro dispositivo prodotto da Cornell, NeckFace, che l'utente remoto indossa, ReMotion può rispecchiare accuratamente i movimenti della testa e del corpo dell'utente.

Un passo avanti nella collaborazione remota

Sebbene i robot di telepresenza non siano del tutto nuovi nel mondo della tecnologia, la maggior parte richiede il funzionamento manuale da parte di utenti remoti, spesso distogliendo la loro attenzione dalle attività primarie. Tuttavia, ReMotion cambia le regole del gioco, offrendo un'esperienza fluida e automatizzata che preserva l'attenzione dell'utente. Supera anche altri sistemi esistenti come la realtà virtuale e la collaborazione di realtà mista che in genere richiedono il coinvolgimento attivo dell'utente e potrebbero ostacolare la consapevolezza periferica.

In uno studio preliminare, la maggior parte dei partecipanti ha riferito di aver provato un maggiore senso di connessione con i propri colleghi remoti quando utilizzava ReMotion rispetto ad altri sistemi telerobotici. Questa funzione è fondamentale in quanto, secondo quanto riferito, l'attenzione condivisa tra i collaboratori è stata migliorata durante l'utilizzo di ReMotion.

Orizzonti futuri

L'attuale prototipo di ReMotion supporta principalmente interazioni uno contro uno in spazi fisici identici. Tuttavia, gli sviluppatori hanno in programma di esplorare scenari più diversi e asimmetrici nelle iterazioni future. Sakashita immagina un'applicazione più ampia per ReMotion, rivoluzionando potenzialmente gli ambienti collaborativi virtuali, le aule e altri contesti educativi.

Il progetto, un sostanziale passo avanti nella collaborazione remota basata sull'intelligenza artificiale, testimonia la spinta dei ricercatori a migliorare l'interazione uomo-robot e la collaborazione remota. Questa innovazione promette un futuro in cui la distanza non è più una barriera per una comunicazione efficiente ed efficace.

Alex McFarland è un giornalista e scrittore specializzato in intelligenza artificiale che esplora gli ultimi sviluppi nel campo dell'intelligenza artificiale. Ha collaborato con numerose startup e pubblicazioni di intelligenza artificiale in tutto il mondo.